Esami da bambini
Momento Random
Prima o poi sarebbe giunto il momento. Non
potevo sfuggire dopo due mesi di esercizio.
L’esame sul livello d’inglese raggiunto fino
ad ora, che mi aspettavo da tempo, potrebbe vagamente ricordare l’esame orale
universitario che coinvolge te e il tuo esaminatore in un tête-à-tête a
differenza che, stavolta, inizia con la domanda informale “Can you read me a
story Elena?”. Inizio a sudare freddo sedendomi sul bordo del letto a debita
distanza dal giudice che veste le sembianze di un innocente bambino di sei anni
che ti guarda timidamente indicandoti di farti più vicino.
L’esaminatore non ha preferenze e mi concede
di scegliere da dove iniziare, scorro velocemente l’indice cercando un titolo
facile da pronunciare e senza troppi suoni gorgoglianti. Scelgo. Arrivo alla
pagina e mi rendo conto di quello che vuol dire veramente leggere una favola e
non un saggio: i dialoghi vanno interpretati, non letti con voce atona;
prevedere gli stati d’animo dei personaggi; fare le giuste pause ed esprimere i
suoni descritti… il tutto senza rallentare il ritmo di lettura per non annoiare
il mio interlocutore. In italiano è facile, in spagnolo ce la potrei fare
abbastanza bene… in inglese è un terno al Lotto.
Finisco la prima storia e stringo gli occhi
aspettando il parere schietto e invece alcuni secondi dopo “…Me ne leggeresti
un’altra per favore?” Raggiungo così la metà dell’esame districandomi tra
gorgoglii e assonanze a ruota, prendendo dimestichezza, arrivando senza intoppi
al punto finale.
“L’ultima e poi vado a letto, lo prometto!” ti
domandi da dove sia giunta tutta questa misericordia ma senza troppi problemi
passi all’ultima fase pensando che se ti avesse voluto bocciare lo avrebbe già
fatto senza troppi giri di parole.
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